Double-Entente

 Raro ventaglio detto anche DOUBLE-ENTENTE, in quanto apribile nei 2 versi, rappresenta quattro scene diverse. Poco si sa della provenienza di questa tipologia di ventaglio,si tende a collocarla in area germanica dell'ultimo quarto del XVII secolo. Nello specifico questo esemplare per stile e per delicatezza di fattura si può attribuire a un pittore veneziano o a un tedesco educato in Italia della seconda metà del Seicento.
La pagina, formata da foglie separate in pelle di capretto, nei “versi” è foderata in seta gialla dipinta a tempera e nei “recti” il fondo è lasciato al naturale con una scena  dipinta a “sanguigna”, l'altra  probabilmente in origine a foglia dorata, ora ossidata
  

 


Lunghezza cm. 22,7
Apertura cm. 41
14 stecche +2 di testa incise (in una antico restauro)
 
 
 
1) Circondati da un rincorrersi di fiori dipinti a tempera nel tipico stile seicentesco, due amorini alati cercano di trafiggere il cuore  tenuto nella mano destra  di un terzo amorino fermo su di un piedistallo, in questo aiutati dai venti rappresentati simbolicamente come facce soffianti (*1)
   I fiori sono riconoscibili: in basso  dal centro a destra: 1) garofanino, 2) (campanula blu)  3) rosa   del Bengala 4) tulipano doppio 5) tralcio con quattro bacche gialle sconosciute 6) un fiore azzurro  7) garofano rosso e così di seguito.
 Tutti fiori riconducibili,nel simbolismo e  nell'allegoria , all'Amore inteso come compostezza dell'anima ma non all' Amore passionale.
 
Il tema generale della prima pagina è Roma, quello della pagina degli eroti può essere
sintetizzato in Amor, il nome segreto di Roma. Il ventaglio si presenterebbe allora come l’illustrazione della coppia bustrofedica Roma-Amor.


2) Il dipinto su pelle di capretto pone al centro la figura di un condottiero di spalle che pare conversare con una donna discinta nelle vesti sciolte che trascina legata ad un nastro la prora di un'imbarcazione con polena antropomorfa (*2). All' estremità sinistra l'allegoria del  fiume, figura di uomo barbuto anch'esso di spalle, e la presenza di una testa di lupo (*1) farebbero ricondurre la scena ad  un episodio  tratto dai “Fasti”( libro IV, mese di aprile, dedicato a Venere. Nei giorni del 3 e 4 aprile si tenevano le feste Megalesie in onore di Cibele) Ovidio riporta l'episodio citato anche da Svetonio della vestale Claudia Quinta che, accusata di infedelta', si raccomanda alla Magna Mater al fine di dimostrare la sua castita'. La nave che trasporta la statua di Cibele dalla Frigia è arenata alla foce del Tevere , ma sola e senza sforzo Claudia Quinta disincaglia  l'imbarcazione. Questo atto di forza dimostra la benevolenza della Dea nei confronti della sua vestale. Iconografia poco rappresentata -si ricorda la tela di Benvenuto Tisi detto il Garofalo esposta nella Galleria Nazionale d'arte antica di palazzo Barberini a Roma.

3) Estremamente curiosa la terza scena 'orientale' dipinta su seta gialla. Al centro due giovani, un uomo e una donna abbigliati in maniera esotica (si noti la corona di piume arricciate della donna) hanno le mani congiunte in un gesto di coppia. L'uomo indica con la sinistra l'idolo - un vecchio con la barba bianca e le braccia aperte - adorato da due figure calve cinesi, una delle quali offre alla divinità un cesto di rose rosse (*2). Un'altra coppia, l'uomo seduto a gambe incrociate e la donna in piedi, indica entrambi l'idolo. Alla destra della coppia centrale (*1), una dama incede sotto uno strano ombrello che le copre la testa ma lascia vedere il viso. Regge l'ombrello un ragazzo vestito con un abito popolare veneziano a righe bianche e rosse. La dama tiene la mano sinistra stretta a pugno appoggiata sul fianco, un gesto di autorità,  con la destra sembra indicare  due figure sedute musicanti.  Le figure ricordano quelle incise nell'opera  Civitates Orbis Terrarum di Abramo Ortelius della fine del Cinquecento. In generale raffigurano il tema della coppia esotica, ma anche quello più generale dell'oriente o dell'Asia.
 
4) Dipinto sulla pelle di capretto un motivo vegetale probabilmente ritoccato in oro di cui si notano lievi tracce.
Studi recenti evidenziano la tarda età del ritocco ossidato.
 
 
"I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio" Leonardo Da Vinci